Fabio Grassi set11

Tags

Related Posts

Share This

Fabio Grassi

Fabio Grassi, nato a Massa nel 1956, si è laureato all’Accademia delle Belle Arti di Carrara.

È pittore, disegnatore e incisore, nasce come artista informale, approdando dopo varie esperienze al figurativo.

Nel 1974 Fabio Grassi frequenta l’Accademia di Carrara, dipinge nature morte, farfalle, insetti. Poi dal 1980 la sua pittura guarda all’informale, vive di colori forti e sgargianti. “Però all’improvviso, fra la miriade di segni, è cresciuta una forma allungata, pura luce. Poco a poco ho isolato questa presenza”, ricorda Grassi, “e sono tornato alla figurazione. Da quel momento, era il 1991, hanno preso vita i miei alberi”. Solidi o gentili, frondosi o spogli, a gruppi o solitari crescono in luoghi immaginari, vivono di fantasia. “Dipingo paesaggi come visioni. La scena nasce dalla memoria, dai ricordi dei viaggi o dei luoghi che frequento da anni, come la campagna Toscana, dove sono nato e cresciuto o la pianura padana”, spiega. “Ma non conservano nessun legame visivo raccolto dal vivo, enplein air”. Sono paesaggi ideali, senza legami con la realtà e non conoscono tutto quello che è esteticamente brutto. “Non ci sono pali della luce che tagliano il cielo, cartelloni pubblicitari che invadono i prati, o palazzi, né antenne paraboliche. Non rifiuto il presente. Mi sento legato alla mia contemporaneità.

Ma le brutture non mi servono né a individuare né a caratterizzare lo spazio assoluto”, spiega.

Alberi come metafore dell’uomo.

Orizzonti senza fine e tramonti brucianti di sole, albe su prati ancora carichi di rugiada e pomeriggi che aspettano il temporale, i dipinti di Fabio Grassi inventariano ogni ora del giorno.”Ma non cerco l’aspetto meteorologico, piuttosto la possibilità di giocare con le forme che caratterizzano il cielo: limpido, spazzato dal vento, movimentato dalle nuvole, colorato dalle luci del sole che sorge o tramonta”. Questi spazi alludono all’uomo.

Lo sappiamo dai cascinali in pietra, dai campi curati che suggeriscono la presenza dell’uomo. Ma non lo mostrano mai. Lo sostituiscono gli alberi, la loro metafora. “Sono la memoria vivente del pianeta, sono i depositari della storia più antica, i più garbati e generosi abitanti della terra. Da sempre. Da ben prima dell’uomo”.