Tags

Related Posts

Share This

Intervista a Innokentiy Fateev

Scopriamo un po’ di più sull’artista e sulle sue opere. Bruno de Feo, docente di Storia dell’arte, pone tre domande a Innokentiy Fateev.

Come mai nei tuoi quadri, prevalentemente figurativi, pur se a volte al limite dell’astrazione, anche rappresentando spesso figure femminili, non viene mai toccato il tema del ritratto vero e proprio e dell’introspezione psicologica dell’altro-da-sè?

Quando voglio rappresentare una persona non voglio fare altro che dare un’idea di presenza, non rappresentare una persona specifica. Le persone sono come un tassello del mio collage, non sono più importanti dell’ambiente circostante. I miei personaggi fanno parte di un mondo immaginario, sono fluidi, come quando si sogna una persona che si confonde con un’altra e un’altra ancora Inflatable Bouncers.

La luce e i suoi giochi tra -e con- gli oggetti sembrano essere al centro della tua poetica, forse ancor più dei colori. La luce ha per te anche un significato mistico oppure è sempre un omaggio al sole – e alle ombre nette – del Sud che tu sembri amare tanto?

Intendo la pittura come un atto volto alla ricerca della luce interiore. Il processo creativo è coltivare questa luce interiore e farla rivivere nella realtà. I giochi di luce non sono soltanto dei trucchi della tecnica, gli accostamenti dei colori non sono soltanto decorativi, ma anche un omaggio alla luce come fonte di vita. Vivere in Italia, la sua luce, ha sicuramente influenzato e ampliato gli orizzonti della mia pittura.

Che cosa pensi di dovere all’esperienza pittorica dei tuoi genitori, anch’essi artisti e autori di opere ricche di riferimenti simbolici (Elena Fateeva) e surrealisti (Yuri Fateev), e in che cosa pensi di distaccartene maggiormente?

Sono cresciuto nello studio di mio padre, dove ho osservato molto il suo lavoro. Da lui ho imparato ad affrontare il processo pittorico in maniera disinvolta e spontanea, la pittura come atto creativo positivo e semplice. Tradizionalmente in Siberia la natura è sentita in modo mistico e questo si riflette nella pittura. Cogliere la verità nelle cose semplici, perché la vita c’è già e basta vederla.

Il lavoro dei miei genitori ha “facilitato” il mio percorso di sintesi.