Intervista a Francesco Barberini

Perché per le tue opere hai scelto proprio la tipologia del ritratto? E’ semplicemente la cosa che mi viene più naturale…

Le persone che diventano protagoniste dei tuoi dipinti sono persone che conosci, fisionomie inventate, o volti che ti hanno casualmente colpito? Nei miei dipinti ritraggo principalmente persone che conosco, in modo che possa fare io le foto e quindi decidere luci, inquadrature etc., ma mi è capitato anche di dipingere da foto di altri, chiedendone il permesso o di trovare nei meandri della rete facce interessanti che mi hanno colpito e in aggiunta qualche faccia me la sono pure inventata… quindi direi che non ho un modus operandi rigido, mi faccio trascinare dal momento.

Dato che i tuoi dipinti così iperrealisti sembrano mettere anche a nudo l’animo e i pensieri delle persone ritratte, ti sei mai cimentato in un autoritratto, come una sorta di autoanalisi di te stesso?

Autoritratti me ne sono fatti molti, non per una sorta di narcisismo, ma  in primis, perché è più semplice fotografarsi da solo ed esprimere esattamente quello che si ha in testa e poi, proprio per un discorso di autoanalisi, nel senso che spesso mi fermo a pensare e divagando, ne nascono immagini e concetti che mi sento sulla pelle. Addirittura, molte volte nasce prima il titolo del quadro, proprio per via di questa premeditazione, come in “Cose che ti segnano” “Eroe di me stesso” o”Farò finta d’essere felice” che è un ritratto di mia madre.